2.8.10

diary of a facebook addict. part three

come ogni processo di disintossicazione che si rispetti, l'ultimo passo consiste nell'insegnare agli altri ciò che si è capito. la difficoltà più dura da superare è quella della noia. all'inizio si è così abituati a rimanere passivamente spenti davanti a facebook che ogni altro passatempo sembra irrimediabilmente difficile da fare. mentre sei li che leggi un libro cercando di seguire il filo della trama, ti chiedi perchè devi sforzare il cervello anche nel cazzeggio, quando basterebbe una mail e una password per ammazzare il tempo. ovviamente con questi pensieri il filo della trama l'hai già perso da 'mo. comunque, quello che ho capito, ma che forse sapevo già prima (ma chiudevo un occhio), è che facebook, a lungo termine, fa male. non conta se ci stai mezz'oretta o se ci passi regolarmente i pomeriggi, appena ci accedi vieni bombardato dai "pensieri" di centinaia di persone di cui non te ne frega un cazzo. l'uomo non è fatto per questo. troppe informazioni causano solo più stress, e lo stress è la malattia del duemila. tra chiamate, messaggi, chat, mail, facebook, ecc ecc, noi siamo sempre più connessi con il resto del mondo. non siamo mai soli. chiaramente per persone predisposte, questo genera, secondo me, una sorta di assuefazione alle connessioni. appena uno vuole connettersi a qualcun'altro, ma questo qualcun'altro rifiuta, si va in paranoia. adesso ai bambini (e non solo) si danno i cellulari così i genitori possono sentirli quando vogliono. la maggior parte delle volte per dire stronzate. cose che ovviamente si potevano dire dopo, una volta tornati a casa. sono felice di avere dei genitori assolutamente connessione-indipendenti. le persone dovrebbero riabituarsi a stare da sole, ogni tanto. penso che l'animo ne risentirebbe positivamente. un giorno o l'altro la gente diventerà tutta pazza. ricordo di aver sentito, durante la registrazione di un comizio di j. rifkin a bolzano, che questa società non è fatta fisiologicamente per l'uomo. qualche centinaio di anni fa, la maggior parte della gente parlava con non più di un centinaio di persone. ora, se siamo sfigati, con migliaia di persone. non intendo amici, ma semplicemente persone che sono entrate anche solo per pochi secondi nella nostra testa: la cassiera del despar che ti chiede se ti serve un sacchetto, il benzinaio che ha sbagliato a darti il resto e devi litigarci. sembra una stronzata, ma il nostro cervello non è in grado di sopportare un carico così alto di informazioni e infatti, a volte, ma sempre più spesso, impazzisce. e più si va avanti con il tempo, più è facile ampliare sempre di più la nostra rete di connessioni. ci sono persone che si sono conosciute in chat e si sono sposate, viaggi organizzati in internet con persone totalmente sconosciute. ma anche discoteche, dove puoi farti una persona che fino a qualche minuto prima non avevi mai visto. ovviamente questo genera un appiattimento generale dei sentimenti verso gli altri. il nostro cervello non riesce più a capire se una persona è importante o meno... dove posso, cerco di limitare i danni. provo a rimanere connessione-indipendente.

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